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Stablecoin: guida completa alle criptovalute stabili

Gettoni stablecoin

In pochi anni le stablecoin sono diventate un elemento fondamentale nel mondo crypto. Si tratta di particolari criptovalute legate a un asset stabile (tipicamente una valuta fiat come il dollaro) con l’obiettivo di eliminare l’estrema volatilità che caratterizza Bitcoin, Ethereum e simili. La capitalizzazione di mercato complessiva degli stablecoin ha raggiunto circa 230 miliardi di dollari (circa il 7% dell’intero mercato crypto) e continua a crescere. Addirittura, secondo un rapporto di settore, nel 2024 il volume delle transazioni in stablecoin ha superato quello dei pagamenti Visa a livello globale. In questo articolo spiegheremo cosa sono le stablecoin, quali sono le principali tipologie e le più diffuse, i possibili utilizzi, come acquistarle/venderle, e ne analizzeremo vantaggi e rischi principali.


Cosa sono le stablecoin?


Una stablecoin è una criptovaluta progettata per mantenere un valore stabile nel tempo, in quanto il suo prezzo è ancorato (“pegged”) a un asset di riferimento. Tale asset può essere una valuta reale (ad esempio il dollaro USA o l’euro) oppure un bene come l’oro, o persino un paniere di asset. Grazie a questo ancoraggio, le stablecoin offrono un’alternativa alla forte volatilità delle crypto tradizionali, rendendole più adatte a funzioni tipiche della moneta (scambi, pagamenti, ecc.).


Per garantire il peg, ossia la parità di valore (es. 1 token = 1 USD), vengono adottati vari meccanismi: solitamente l’ente che emette la stablecoin detiene riserve di asset reali a garanzia. Ad esempio, le stablecoin in dollari sono in genere coperte da depositi bancari e titoli di Stato USA a breve termine, mantenuti in rapporto 1:1 col valore emesso. In altri casi la garanzia può essere fornita da criptovalute (collateralizzazioni in crypto on-chain), oppure non c’è alcuna riserva e la stabilità è mantenuta tramite algoritmi che regolano automaticamente l’offerta monetaria.


Riassumendo, esistono tre principali tipologie di stablecoin:

  • Stablecoin fiat-collateralizzate: sono legate a una valuta (o bene reale) e ogni token è coperto da riserve equivalenti custodite dall’emittente. Esempi: Tether (USDT) e USD Coin (USDC) coperti da dollari e titoli, oppure PAX Gold (PAXG) ancorato all’oro fisico.

  • Stablecoin cripto-collateralizzate: il peg è garantito da riserve in altre criptovalute depositate su smart contract. Sono spesso sovra-collateralizzate per assorbire le oscillazioni di valore delle crypto di riserva. Esempio: DAI di MakerDAO, sostenuto da ETH, USDC e altri asset crypto.

  • Stablecoin algoritmiche (non collateralizzate): non hanno riserve reali sufficienti, ma utilizzano algoritmi e token secondari per stabilizzare il prezzo, controllando l’offerta in base alla domanda. Questo modello è il più rischioso: un caso famoso è stato TerraUSD (UST), stablecoin algoritmica che ha perso il peg crollando da 1$ a pochi centesimi nel maggio 2022, causando il collasso anche del token associato Luna. Dopo quel fallimento clamoroso, diversi regolatori (es. UE e Hong Kong) hanno vietato di fatto le stablecoin algoritmiche pure.


Le principali stablecoin sul mercato


Il mercato delle stablecoin è altamente concentrato. Tether (USDT) e USD Coin (USDC) sono di gran lunga le maggiori: insieme rappresentano circa l’90% della capitalizzazione totale di tutte le stablecoin. A metà 2025 Tether – la prima stablecoin lanciata nel 2014 – ha raggiunto circa 164 miliardi di dollari di market cap, mentre USDC (nata nel 2018 dal consorzio Centre/Circle) segue con circa 64 miliardi. Queste due monete sono entrambe “peggate” 1:1 al dollaro USA e godono di ampia liquidità e adozione. Entrambe le società emittenti dichiarano di coprire ogni token con un mix di contanti ed equivalenti di cassa di alta qualità (come titoli di Stato USA). E’ interessante notare come crescendo di scala gli emittenti di stablecoin sono diventati importanti acquirenti di debito pubblico: nel 2023–2024 Tether è arrivata a detenere oltre 70 miliardi di dollari in Treasury Bills, più di quanti ne possieda la stessa Germania.


Oltre ai due giganti USDT e USDC, esiste una lunga coda di altri stablecoin. I più noti includono: Binance USD (BUSD) – legato all’exchange Binance, TrueUSD (TUSD), Dai (DAI) – di cui sopra, Pax Dollar (USDP), First Digital USD (FDUSD) – emesso da una società di Hong Kong, PayPal USD (PYUSD) – lanciato nel 2023 dal colosso PayPal, e altri ancora. Ciascuno di questi ha però dimensioni molto inferiori (ordine di pochi miliardi di USD al massimo) e quote di mercato residuali rispetto a Tether e USDC.


Esistono anche stablecoin ancorati ad altre valute fiat (come Euro Coin (EURC) legato all’euro) e a materie prime (come Tether Gold (XAUT) o Pax Gold (PAXG) legati al prezzo dell’oro), ma al momento la stragrande maggioranza del mercato (>99%) è costituita da stablecoin in dollari USA.


Possibili utilizzi delle stablecoin


Le stablecoin nascono per ovviare ai limiti delle criptovalute classiche quando utilizzate come moneta di scambio. Grazie alla loro stabilità di valore e alla natura digitale, esse trovano impiego in numerosi contesti del mondo finanziario, sia tradizionale che crypto. Di seguito alcune dei principali utilizzi:

  • Pagamenti digitali e acquisti quotidiani: avendo un prezzo stabile, le stablecoin possono essere impiegate come mezzo di pagamento per beni e servizi, evitando il problema della volatilità. Sempre più esercizi e piattaforme accettano pagamenti in stablecoin, spesso tramite carte/prepagate crypto o integrazioni con circuiti esistenti. Ciò consente di sfruttare i vantaggi della criptovaluta (transazioni immediate, 24/7, senza intermediari bancari) senza esporre venditore o acquirente al rischio di cambio tipico di Bitcoin & co.

  • Rimesse internazionali: le stablecoin permettono di trasferire denaro oltre confine in modo rapido ed economico. Operando su blockchain, un invio di fondi in stablecoin può arrivare al destinatario in pochi minuti, tutti i giorni dell’anno, spesso con commissioni minime – un grande miglioramento rispetto ai bonifici internazionali tradizionali (circuito SWIFT) che richiedono giorni e spesso costi elevati. Questo le rende ideali per le rimesse di migranti o pagamenti transfrontalieri. Va notato però che affinché il vantaggio sia completo, sarebbe preferibile che il destinatario possa spendere direttamente le stablecoin ricevute, senza doverle riconvertire in valuta locale tramite banca (altrimenti si reintrodurrebbero tempi e costi).

  • Trading e investimento in criptovalute: gli stablecoin fungono da moneta ponte nel trading di crypto. Sulle borse specializzate la maggior parte delle coppie di scambio usa stablecoin (soprattutto USDT) come valuta base per quotare Bitcoin, Ether e altcoin. Ciò semplifica molto le conversioni e offre agli investitori un rifugio sicuro dove parcheggiare i fondi nei momenti di volatilità senza uscire dall’ecosistema crypto. Ad esempio, un trader può vendere Bitcoin in cambio di USDC durante un crollo di mercato, mantenendo il controvalore in dollari tokenizzati, per poi rientrare a mercato stabile. In questo modo le stablecoin eliminano la necessità di riconversione continua in fiat e consentono di restare sempre “on-chain”.

  • Finanza decentralizzata (DeFi) e rendite: le stablecoin sono il fondamento della DeFi, ossia dei servizi finanziari decentralizzati su blockchain. Grazie alla loro stabilità, vengono usate come unità di conto per prestiti, pool di liquidità, protocolli di yield farming e altre applicazioni. Ad esempio, un utente può depositare stablecoin su una piattaforma DeFi e guadagnare interessi o rendimenti variabili (spesso superiori a quelli bancari tradizionali) perché quei fondi vengono prestati ad altri utenti. Anche negli exchange centralizzati è comune poter mettere a rendimento le proprie stablecoin (programmi di savings, lending, staking) ottenendo un interesse annuo. In generale, avere una valuta digitale stabile consente a molte dApp e smart contract di gestire importi senza preoccuparsi delle fluttuazioni di valore, aprendo la strada a servizi finanziari innovativi.

  • Protezione dall’inflazione e accesso al dollaro: in economie soggette a forte inflazione o instabilità valutaria, gli stablecoin offrono alla popolazione un accesso relativamente facile a valute forti come il dollaro, in forma digitale. Chi teme il deprezzamento della propria valuta locale può convertire i propri risparmi in stablecoin USD e conservarli in un wallet digitale, proteggendo il potere d’acquisto. Anche in paesi con restrizioni ai movimenti di capitale, le stablecoin (essendo disponibili a chiunque su internet) democratizzano l’accesso a valute estere altrimenti difficili da ottenere. Ovviamente questo utilizzo comporta rischi legali/regolatori nei paesi che limitano il cambio, ma di fatto gli stablecoin sono diventati uno strumento di dollarizzazione informale in varie parti del mondo.


Come acquistare e vendere stablecoin


Acquistare (o vendere) stablecoin è un’operazione generalmente semplice, analogamente a qualunque altra criptovaluta. Ecco i passi tipici per procurarsi stablecoin e convertirle di nuovo in valuta tradizionale:

  1. Scegliere una piattaforma affidabile: La maggior parte degli stablecoin si acquista tramite un exchange di criptovalute o servizi fintech analoghi. Occorre selezionare una piattaforma sicura e autorizzata nel proprio paese, creare un account e completare eventuali verifiche d’identità (KYC) richieste.

  2. Depositare valuta fiat: Una volta aperto l’account, bisogna caricare fondi nella valuta fiat locale (es. euro o dollari) tramite bonifico bancario, carta di credito/debito o altri metodi supportati dall’exchange. Questi fondi serviranno per comprare le stablecoin desiderate.

  3. Acquistare la stablecoin desiderata: Con il saldo fiat disponibile, si può piazzare un ordine di acquisto per la stablecoin scelta (es. USDT, USDC, DAI ecc.). Di solito il tasso di cambio è molto vicino a 1:1 con la valuta di riferimento – ad esempio 1 USDT viene venduto intorno a 1 USD (più eventualmente una piccola fee). Dopo l’acquisto, i token stablecoin appariranno nel portafoglio dell’account dell’utente.

  4. Utilizzo o custodia: A questo punto si è liberi di usare le stablecoin acquistate – ad esempio inviandole ad altri, spendendole dove accettate, oppure conservandole in un proprio wallet (anche offline su hardware wallet per maggiore sicurezza). Ricordiamo che le stablecoin operano su blockchain, quindi è possibile trasferirle fuori dall’exchange come qualsiasi criptovaluta, facendo però attenzione alla rete utilizzata e alle eventuali commissioni di rete.

  5. Vendita o conversione in fiat: Per riscattare il valore delle stablecoin in moneta tradizionale, l’utente può venderle sul medesimo exchange o servizio. In condizioni normali, il prezzo di vendita sarà vicino al valore nominale (1 stablecoin ≈ 1 unità fiat). Ad esempio, su PayPal è sempre possibile scambiare 1 PYUSD con 1 dollaro US in qualsiasi momento. Una volta vendute le stablecoin, si ottiene un saldo in euro/dollari sull’exchange, che si potrà prelevare sul proprio conto bancario via bonifico o altri metodi offerti.


Vantaggi delle stablecoin


L’adozione su larga scala delle stablecoin è dovuta a una serie di benefici tangibili che offrono rispetto sia alle criptovalute volatili sia agli strumenti finanziari tradizionali:

  • Stabilità di valore: come suggerisce il nome, il vantaggio principale è la stabilità del prezzo. Le stablecoin non subiscono oscillazioni brusche giorno per giorno, mantenendo il peg con asset stabili (es. 1 USD). Questo le rende strumenti affidabili per conservare valore nel breve termine e adatte all’uso quotidiano, laddove invece crypto come Bitcoin possono fluttuare anche del 10-20% in poche ore. Meno volatilità significa anche meno rischio per chi le accetta in pagamento o le detiene come riserva.

  • Transazioni rapide e 24/7 a basso costo: gli stablecoin ereditano dalla tecnologia blockchain la capacità di effettuare pagamenti istantanei, a qualunque ora e ovunque nel mondo, senza bisogno di intermediari bancari. Un trasferimento in stablecoin può venire regolato in pochi minuti o secondi, diversamente da bonifici e rimesse tradizionali che richiedono giorni. Inoltre le commissioni possono essere molto basse, specialmente su reti blockchain efficienti o layer2. Per questo le stablecoin abilitano pagamenti e rimesse più veloci ed economiche rispetto ai canali bancari tradizionali.

  • Accessibilità e inclusione finanziaria: chiunque disponga di una connessione internet può creare un wallet e iniziare a usare stablecoin, senza bisogno di conto in banca. Ciò ha enormi implicazioni di inclusione finanziaria: persone non bancarizzate o con accesso limitato ai servizi finanziari possono utilizzare stablecoin come “conto digitale” per inviare/ricevere denaro. In sintesi, abbattono le barriere all’ingresso permettendo a milioni di utenti di partecipare all’economia digitale in dollari (o altre valute stabili) semplicemente tramite uno smartphone.

  • Ponte tra cripto e finanza tradizionale: le stablecoin fungono da collegamento tra l’economia tradizionale e il nuovo mondo di crypto e Web3. Essendo denominate in valute note (dollaro, euro) e mantenendo parità con esse, sono più facilmente comprese e adottate da aziende e utenti non specialisti. Possono essere integrate in contratti intelligenti, applicazioni decentralizzate, marketplace digitali, permettendo casi d’uso innovativi (pagamenti programmabili, micropagamenti, tokenizzazione di asset) con la comodità di un valore stabile. In prospettiva, gli stablecoin potrebbero ridurre l’attrito nei pagamenti globali e aumentare l’efficienza del sistema finanziario, riunendo il meglio di due mondi.

  • Elemento base dell’ecosistema crypto: nell’industria cripto gli stablecoin svolgono un ruolo cruciale come asset rifugio e unità di conto. Circa il 90% degli scambi cripto avviene contro stablecoin come USDT, il che evidenzia come senza di essi il mercato soffrirebbe di molto meno liquidità e funzionalità. Inoltre, la maggior parte delle applicazioni DeFi utilizza stablecoin per denominare prestiti, rendite, collateralizzazioni e pagamenti di ricompense. In pratica, gli stablecoin sono diventati l’equivalente digitale del contante nel mondo crypto: un mezzo di scambio a basso attrito, fondamentale per far girare l’intero ecosistema dalle exchange centralizzate ai protocolli decentralizzati.

Rischi e sfide delle stablecoin


Sebbene presentino molti aspetti positivi, le stablecoin non sono prive di rischi e punti deboli. È importante conoscerli per utilizzare questi strumenti con consapevolezza:

  • Rischio di riserva e di controparte: il mantenimento del peg 1:1 dipende dalla solidità e trasparenza delle riserve dell’emittente. Se la società che emette stablecoin non detenesse asset sufficienti o abbastanza liquidi a copertura, potrebbe trovarsi nell’impossibilità di onorare i rimborsi, facendo saltare l’ancoraggio. Problemi di fiducia sulle riserve (ad esempio dubbi sui titoli in portafoglio o mancanza di audit) possono innescare corse al riscatto e pressione sul prezzo. Tether in passato ha perso brevemente la parità scendendo sotto $1 in alcune occasioni (2018-2020) proprio a causa di timori sulla scarsa trasparenza e gestione delle riserve. Per mitigare questo rischio, oggi molti emittenti pubblicano regolari attestazioni sulle riserve e i nuovi regolamenti (es. MiCA in UE) impongono requisiti stringenti di liquidità e audit.

  • Possibilità di “bank run”: analogamente a una banca, anche uno stablecoin può subire un assalto ai riscatti se gli holder perdono fiducia e cercano tutti insieme di convertire i token in fiat. In uno scenario di panic selling, l’emittente potrebbe dover liquidare in fretta gli asset di riserva (titoli, depositi) a prezzi sfavorevoli per reperire cash, innescando potenzialmente vendite a cascata (fire sales) sui mercati finanziari. Questo fenomeno può propagare instabilità: ad esempio il default di una banca dove sono custodite le riserve può bloccare i rimborsi di uno stablecoin, creando panico anche su altri emittenti (contagio). Il rischio sistemico aumenta man mano che cresce l’interconnessione tra stablecoin e mercati tradizionali.

  • Uso illecito e regolamentazione: essendo trasferibili pseudo-anonimamente su blockchain, le stablecoin possono facilitare reati finanziari (riciclaggio, evasione sanzioni, finanziamento illecito) così come già accade con altre crypto. Negli ultimi anni si è osservato un forte aumento dell’utilizzo di stablecoin in attività illecite: nel 2020 rappresentavano ~20% del traffico illecito (contro ~75% di Bitcoin), ma nel 2024 la situazione si è invertita, con i token stabili coinvolti nel 63% delle transazioni illecite tracciate. Ciò attira naturalmente l’attenzione dei regolatori. A livello globale siamo in una fase di sviluppo normativo: l’UE ha approvato MiCA (regolamento che impone obblighi di licenza, riserve e controlli agli emittenti di stablecoin), mentre negli USA sono in discussione leggi federali (es. il disegno di legge Stablecoin Bill o Genius Act) per inquadrare questi asset. In alcune giurisdizioni gli stablecoin non regolamentati rischiano restrizioni o ban. È quindi fondamentale affidarsi a stablecoin emessi in modo conforme alle normative e con enti vigilati.

  • Impatto su sistemi monetari nazionali: l’adozione massiccia di stablecoin legati a valute estere (es. dollaro) in paesi terzi pone questioni di sovranità monetaria. Se famiglie e imprese detenessero gran parte della loro liquidità in dollari digitali privati anziché nella valuta locale, la banca centrale avrebbe meno controllo sull’offerta di moneta e gli effetti della politica monetaria (es. variazioni dei tassi d’interesse) si attenuerebbero. Si tratterebbe di una dollarizzazione 2.0, dove al posto di biglietti verdi circolano token USD. Ciò potrebbe ridurre l’efficacia di strumenti economici interni e persino il gettito da signoraggio per lo Stato. Per questo molti governi osservano con attenzione il fenomeno stablecoin e in parallelo accelerano lo sviluppo di CBDC (valute digitali delle banche centrali) come alternativa pubblica più controllabile.

  • Altri rischi tecnici e operativi: trattandosi pur sempre di risorse digitali, le stablecoin condividono alcuni rischi tipici delle crypto: bug o attacchi hacker alle smart contract (soprattutto per stablecoin decentralizzati), possibili malfunzionamenti delle blockchain sottostanti che rallentano le transazioni, rischio di errore dell’utente (ad esempio invio di token sulla blockchain sbagliata, con perdita degli stessi), ecc. Inoltre, c’è il rischio che non tutte le stablecoin siano uguali – alcuni token meno conosciuti potrebbero non mantenere la parità in condizioni di stress o potrebbero rivelarsi truffe. È dunque prudente limitarsi a stablecoin consolidate, diversificare l’esposizione e verificare le attestazioni delle riserve pubblicate dagli emittenti.

Conclusioni


Le stablecoin rappresentano un’innovazione chiave nel panorama finanziario odierno: combinano la tecnologia delle criptovalute con la stabilità delle monete tradizionali, creando un ponte tra i due mondi. Offrono indubbi vantaggi in termini di velocità, efficienza e accessibilità dei pagamenti digitali, e il loro uso è destinato a crescere tanto nell’ecosistema cripto quanto nelle applicazioni fintech mainstream. D’altro canto, è essenziale comprenderne i meccanismi e le responsabilità legate al loro utilizzo, prestando attenzione alla qualità degli emittenti e al contesto normativo. Con le dovute precauzioni, le stablecoin possono costituire uno strumento potente e versatile – dal risparmio quotidiano alle transazioni globali – in grado di rivoluzionare il modo in cui pensiamo al denaro nell’era digitale.


Fonti:

  • Coinbase – Cos’è una stablecoin?

  • Università Cattolica del Sacro Cuore – Osservatorio CPI – Cripto stablecoins: cosa sono, a cosa servono, quali rischi comportano

  • HSBC – Stablecoins in a nutshell

  • Nasdaq – Here Are the 5 Largest Stablecoins by Market Cap

  • CEX.io – How & Where to Buy Stablecoins With Credit or Debit Cards

  • PayPal – PYUSD Stablecoin | US Dollar Crypto Rewards





 
 
 

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